lunedì 19 settembre 2016

Recensione: Dolce come il cioccolato, di Laura Esquivel

Buongiorno lettori! Scusate scusate scusate la mia incostanza, vorrei pubblicare in modo più regolare ma la vita ci si mette di mezzo e trovare insieme sia il tempo che la voglia di creare post è più complicato del previsto.. Comunque oggi sono qui per parlarvi di un romanzo letto ad Aprile che ho adorato tantissimo.

DOLCE COME IL CIOCCOLATO
(Como agua para chocolate)
Laura Esquivel
Garzanti, 179 pagine
1989

TRAMA: Fin dal loro primo incontro, poco più che adolescenti, Pedro e Tita vengono travolti da un sentimento più grande di loro. Purtroppo, a causa di un'assurda tradizione familiare, per Tita il matrimonio è impossibile: ma per umana volontà e con la complicità del destino, lei e Pedro si ritroveranno a vivere sotto lo stesso tetto come cognati, costretti alla castità e tuttavia legati da una sensualità incandescente. 
Una storia d'amore in cui il cibo diventa metafora e strumento espressivo, rito e invenzione, promessa e godimento, veicolo di un'inedita comunione erotica.


IL MIO PENSIERO

Girò la testa e i suoi occhi s’incontrarono con quelli di Pedro.
In quel momento capì perfettamente ciò che prova una frittella quando entra a contatto con l’olio bollente.

Dolce come il cioccolato è un romanzo di Laura Esquivel scritto nel 1989, ambientato in Messico intorno a inizio novecento. Parla di una famiglia composta da sole donne, in particolare parla di una di queste donne, Tita, la figlia più piccola di tre sorelle. Il libro ha la caratteristica di avere all'inizio di ogni capitolo la ricetta di una pietanza messicana. Il genere del romanzo è il realismo magico. Non lo sapevo prima di leggerlo ma questa scelta dell'autrice mi ha piacevolmente sorpreso perché la storia attraverso questa sorta di magia intrinseca nelle cose è speciale, originale e quello che accade non è mai banale. Con realismo magico in questo libro intendiamo semplici avvenimenti legati soprattutto al cibo. Esso, infatti, risente fortemente delle emozioni della persona che lo sta cucinando e chi lo mangerà verrà condizionato da quelle emozioni. Ad esempio, se la protagonista piangeva nell'impasto di una torta, chi la mangiava cadeva in una sorta di depressione, mentre se cucinando le quaglie era felice e innamorata chi le mangiava ne era estasiato o, addirittura, veniva preso da una libidine fuori controllo.

Questa storia parla appunto della giovane Tita innamorata del giovane Pedro ma che non può sposarlo per un'assurda tradizione familiare per cui l'ultima figlia deve badare alla madre e alla cucina senza potersi sposare.  Per cui la madre impedisce il matrimonio e costringe la sorella più grande a sposare questo ragazzo. Così Tita e Pedro vivranno sempre sotto lo stesso tetto ma saranno costantemente sorvegliati dalla madre e dalle domestiche e vivranno la loro storia platonicamente. Questa non è solo una storia d'amore ma anche di crescita, di famiglia, di cambiamenti, di amore per i bambini, non solo per i propri figli ma anche e soprattutto per quelli che si accudiscono e si vedono crescere. Un romanzo veramente bello, particolare, emozionante, divertente, appassionante e con un finale che proprio non mi aspettavo. L'ambientazione è particolare, non avevo mai letto un romanzo ambientato in Messico, tra l'altro a inizio novecento, anche se non viene mai specificato né il luogo né il tempo in cui è ambientato. Ho conosciuto perciò anche delle caratteristiche di questo paese che non conoscevo: la vita quotidiana, i disordini della rivoluzione, le conseguenze che aveva sulle famiglie il governo, molti utensili e modi di fare in cucina interessanti e antichi, ma anche cose semplici come farsi il bagno.

Lo stile della scrittrice è asciutto, accattivante rimanendo però lineare, delicato e soprattutto coinvolgente, e l'espediente narrativo di raccontare le vicende attraverso varie ricette culinarie antiche è assolutamente originale e sorprendente. Consiglio questo libro a chi apprezza il realismo magico, a chi piace scoprire delle culture non molto conosciute: è un romanzo bellissimo che fa venire anche fame. Si vorrebbero provare tutte le ricette di cui si parla nel libro! Ne hanno fatto anche un film, Come l'acqua per il cioccolato, che voglio assolutamente vedere.

"Mia nonna aveva una teoria molto interessante. Diceva che, benché nasciamo con una scatola di cerini dentro di noi, non possiamo accenderli da soli, abbiamo bisogno di ossigeno e dell'aiuto di una candela. Solo che in questo caso l'ossigeno deve provenire, per esempio, dal fiato della persona amata; la candela può essere un tipo qualsiasi di cibo, di musica, di amore, di parola o di suono che faccia scattare il detonatore e accendere il tal modo uno dei fiammiferi. Per un momento ci sentiremo abbagliati da una intensa emozione. Si produrrà dentro di noi un piacevole calore che con il passare del tempo si andrà affievolendo, lentamente, finché non sopraggiungerà una nuova esplosione a ravvivarlo. Ogni individuo deve scoprire quali sono i detonatori che lo fanno vivere, poiché è la combustione che si produce quando uno di essi si accende a nutrire di energia l'anima. In altre parole, questa combustione è il nostro nutrimento."


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