mercoledì 15 marzo 2017

Recensione: Diario d'inverno, di Paul Auster

Arrivo tardi tardi e di corsa stasera per lasciarvi il mio pensiero sulla mia quinta lettura della The hunting word challenge, di un libro diverso dai soliti romanzi, che mi ha molto coinvolto e sorpreso.

DIARIO D'INVERNO
(Winter Journal)
Paul Auster
2012
Einaudi, 192 pagine

"Tu e i tuoi amici eravate così agili, così flessibili, così smaniosi di combattere quelle finte battaglie che vi gettavate l’uno addosso all'altro con costanza selvaggia, piccoli corpi che urtavano altri piccoli corpi, sbattendovi a terra, torcendo braccia, agguantando colli, pestando e spingendo, tutto e qualsiasi cosa pur di vincere la partita – tutti quanti animali, animali selvatici dalla testa ai piedi."

"Diario d'inverno" è una autobiografia di Paul Auster, scritta nel 2012, all'età di sessantaquattro anni, in cui l'autore ripercorre tutta la sua vita focalizzandosi su alcuni aspetti, quali la malattia, la morte dei suoi cari, in particolar modo della madre, e dei luoghi fisici in cui ha vissuto. Il libro si divide più o meno in quattro parti: la seconda è l'unica in ordine cronologico, in cui Auster ripercorre tutte le case che ha abitato dalla prima all'attuale, arricchendo questo viaggio di aneddoti interessanti. Le altre tre parti sono un continuo viaggio nel tempo, avanti e indietro negli anni per raccontarci i suoi amori, le sue paure, le sue fragilità, le persone che ha amato, ma soprattutto il suo corpo che cambia e che capisce sempre prima di lui quando le cose non vanno, quando è il momento di crollare. Auster si mette a nudo in queste pagine spiegando tranquillamente di non sentirsi un eroe, condividendo i suoi pensieri più profondi in situazioni intime, soffermandosi molto sulla morte della madre, a cui dedica tutta la terza parte del racconto, parlando della sua vita e del rapporto con lei.

L'autore parla di sesso, dolore, divorzi, confusione, scrittura ma anche di antisemitismo, rabbia, diversità, tradizioni natalizie norvegesi, povertà e vecchiaia. Affronta ogni tema, ogni sfumatura con uno stile impeccabile e coinvolgendo il lettore in ogni sua avventura o disavventura. Questo è il primo libro di Auster che leggo ma leggerò sicuramente altro di suo. Ho amato immergermi a testa bassa nella sua vita e nei suoi ricordi, anche quelli di quand'era piccolino, quelli che non ricorda direttamente ma per sentito dire. Ho trovato Auster un autore ricco, mai banale, capace di raccontare anche le piccole cose con trasporto, ma soprattutto estremamente umano.

"Niente per te è più sconcertante del volo in sé, la strana sensazione di non trovarti in nessun luogo che ti coglie ogni volta che entri nella cabina, il senso di irrealtà di essere proiettato nello spazio a mille chilometri l’ora, così lontano dal suolo che cominci a perdere il senso della tua stessa realtà, come se piano piano il dato della tua esistenza fosse risucchiato fuori da te, ma è il prezzo che paghi per andar via da casa, e fino a quando continuerai a viaggiare, il nessun luogo che si stende fra il qui di casa tua e il là di un altrove continuerà a essere uno dei luoghi dove vivi."

Il mio rating: 4/5

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